sabato 19 novembre 2011

La protesta di Leccecontro il taglio dei treni

Cgil, Cisl e Uil raccolgono la rabbia di tutto il Salento
Ieri un presidio davanti alla stazione del capoluogo

LECCE - Ci abbiamo messo trent’anni per avere il raddoppio della linea ferroviaria Bari-Lecce, basterà un solo giorno per riportarci indietro nel tempo». È tutta qui l’essenza della protesta, la prima in Puglia, contro i tagli di treni e servizi che colpiranno soprattutto il Sud della regione a partire dal prossimo 12 dicembre, giorno di entrata in vigore dell’orario invernale delle Ferrovie dello Stato. La carica parte proprio da Sud, dalla stazione di coda del sistema ferroviario italiano lungo la dorsale adriatica, quella di Lecce. 
Ieri mattina, con uno slancio unitario che non si registrava da tempo, Cgil, Cisl e Uil settore trasporti hanno chiamato a raccolta lavoratori, viaggiatori, cittadini e politici. Per un paio di ore, dalle 8.30 alle 10.30, un centinaio di persone ha presidiato il piazzale antistante la stazione ferroviaria con bandiere e volantini incontrando parlamentari, amministratori, giornalisti. «Non è una giornata di sciopero - precisano Domenico Conte (Filt-Cgil) e Nello Tamburello (Uil Trasporti) -, qui ci sono lavoratori che hanno deciso di impiegare il proprio tempo libero partecipando a questa manifestazione». Ma cos’è che preoccupa i lavoratori? Fra i provvedimenti maggiormente contestati ci sono la soppressione degli Intercity da Lecce per Milano, Venezia e Milano San Cristoforo, il taglio dei Frecciargento Lecce-Roma e dei Frecciabianca Bari-Milano, dell’Espresso Lecce-Roma e dell’Intercity notte Lecce-Roma.I collegamenti regionali Brindisi-Taranto, inoltre, subiranno cambiamenti di orari. Inutile sottolineare che il nuovo piano, varato per rispettare il patto di stabilità, comporterà dei sacrifici, non soltanto per l’utenza, soprattutto quella dei pendolari e delle fasce più deboli che non può permettersi gli extra per treni ultramoderni e ultraveloci. I sacrifici arriveranno anche in termini di occupazione. Conte e Tamburello provano a fare qualche previsione, che definiscono comunque ottimistica. Tra dipendenti delle Ferrovie dello Stato e lavoratori delle ditte appaltatrici, soltanto nel Salento potrebbero perdersi tra i 15 e i 20 posti di lavoro. Dal 4 di dicembre, inoltre, 40 lavoratori salentini - e 250 in tutta Italia - saranno disoccupati. La Rsi Italia Spa, che si occupa anche di manutenzione del parco vetture-letto di Trenitalia e di assistenza post-vendita di materiale ferroviario in nove parchi ferroviari dislocati presso le principali stazioni ferroviarie italiane, ha deciso di chiudere bottega e ha inviato le lettere di licenziamento a tutti i suoi dipendenti. «Abbiamo chiesto alla vice presidente della giunta regionale pugliese, Loredana Capone - dice Tamburello -, di verificare se vi sia la possibilità di internalizzare questi lavoratori nelle Ferrovie dello Stato». Sul piazzale della stazione, ieri mattina si sono alternati molti esponenti della politica locale. Presente tutto lo stato maggiore del Partito democratico, dal segretario provinciale, Salvatore Capone, all’ultimo dei consiglieri comunali. Presenti anche la senatrice Adriana Poli Bortone, fondatrice e presidente di Io Sud, il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, e il presidente della Provincia, Antonio Gabellone, entrambi del Pdl. Presenti e solidali con i lavoratori, sia pure attraverso comunicati stampa, la deputata Teresa Bellanova (Pd), l’europarlamentare Raffaele Baldassarre (Pdl), il deputato Ugo Lisi (Pdl), i consiglieri regionali salentini del Pdl Rocco Palese e Saverio Congedo. «Abbiamo bisogno di sentirci parte integrante di un paese che ha il dovere di riconoscerci come suoi figli legittimi», ha detto Loredana Capone (Pd) ai manifestanti. Lunedì mattina, alle 10, il Consiglio provinciale si riunirà in seduta straordinaria per discutere proprio dei tagli, mentre martedì la protesta arriverà a Bari. La manifestazione regionale si svolgerà subito dopo la seduta del Consiglio.

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